giovedì 26 agosto 2021

Con chi vale la pena ragionar?

//D'altra parte, anche di questo principio si può dimostrare, in modo confutativo, che è impossibile contestarlo: a condizione che chi lo contesta dica qualcosa: che se non dicesse nulla sarebbe ridicolo escogitare ragioni contro chi a ragionare non si mette nemmeno. Chi si trovasse in questo stato sarebbe infatti simile a un tronco. Orbene, il dimostrare in modo confutativo differisce dalla dimostrazione [in senso proprio]: chi vuol dimostrare quel principio pretende infatti che gli venga concesso ciò che inizialmente si era prefisso di dimostrare; ma qualora la responsabilità di questa situazione logica sia di un altro, si realizza allora una confutazione, e non una dimostrazione.

La norma da seguire in casi come questo è di pretendere non che l'avversario riconosca che qualcosa o è o non è (giacché egli obbietterebbe subito che in questo modo si presuppone proprio ciò che deve essere dimostrato), ma che dia un significato, alle parole che pronuncia, e per sé e per gli altri: di ciò non può fare a meno, sempreché voglia dire qualcosa(19). Se questo non è concesso, non sarà nemmeno possibile intavolare alcun discorso con costui, né a lui sarà possibile discorrere tra sé e sé e con altri; ma se quella concessione è fatta, la dimostrazione è allora possibile: ci sarà già qualcosa, infatti, che viene determinato(20). E la colpa non è di chi dimostra, ma di chi è costretto ad accettare [le conseguenze di ciò che egli stesso concede]; accade infatti che volendo distruggere la ragione è costretto ad accettarla.//

(19)Perché si sviluppi la dimostrazione per confutazione è necessario e sufficiente che l'avversario del principio dica qualcosa e che ciò che dice abbia significato. Non è affatto necessario che riconosca «che qualcosa è o non è», perché in questo modo si troverebbe ad avere già accettato il principio stesso che egli invece intende esplicitamente negare.

(20)Il significato delle parole usate dall'avversario del principio deve distinguersi, se vuole avere un senso determinato, da ciò che esso non è: sì che di esso non si potrà dire, insieme, che è ciò che è, e che non è ciò che è. In questo modo, come Aristotele dirà subito di seguito, il dimostrante non ha dimostrato alcunché, ma ha solo difeso il principio, mostrando che anche chi avanza la pretesa di negarlo, deve accettarlo (proprio per riuscire a negarlo).

"Un significato molto più profondo che mi é spuntato per la mente mentre leggevo questo passaggio é che molto spesso durante la nostra vita, ci troviamo ad avere  a che fare con problemi, storie e cose che non ci riguardano, e non meritano la nostra attenzione, ma nonostante ciò, molti di noi sprecano energie per parlarne, lamentarsene, girare lo sguardo per osservare, rispondere alle provocazioni di persone insignificanti a noi, rispondere a maleducati attraverso social network. Incuriosirsi e acculturarsi sono una cosa, prestare attenzione e concentrarsi su scemenze è una perdita di tempo. Ognuno vuole fare quello che ritiene più giusto, ma dovrebbe farlo nel rispetto della volontà altrui, e molto spesso ciò non accade." 


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