""perché ho il sospetto che tu, e lo pensi tu stesso, sia gravido e abbia le doglie del parto. E dunque affidati a me, che sono figliuolo di levatrice e ostetrico io stesso; e a quel che ti domando vedi di rispondere nel miglior modo che sai. Che se poi, esaminando le tue risposte, io trovi che alcuna di esse è fantasma e non verità, e te la strappo di dosso e te la butto via, tu non sdegnarti meco come fanno per i lor figliuoli le donne di primo parto. Già molti, amico mio, hanno verso di me questo malanimo, tanto che sono pronti addirittura a mordermi se io cerco strappar loro di dosso qualche scempiaggine; e non pensano che per benevolenza io faccio codesto, lontani come sono dal sapere che nessun dio è malevolo ad uomini; né in verità per malevolenza io faccio mai cosa simile, ma solo perché accettare il falso non mi reputo lecito, né oscurare la verità.""
Platone
A chi non é mai capitato di trovarsi in una situazione ove una persona a noi molto a cuore, come un amico o un familiare, erra in agire o pensare, e codesto errore, nel breve o lungo periodo, può portare danno al nostro caro o ad altri a lui connessi. L'errore in questione non é scemenza da lite ne tantomeno bisticcia casalinga, ma qualcosa che danneggia e distrugge persone o salute propria, e quindi, in quanto cari al soggetto in pericolo, ci sentiamo in dovere di doverlo aiutare. Eppure( forse perché non siamo tutti venditori e grandi persuasori), il nostro appello viene ben ignorato il più delle volte se non addirittura usato contro di noi. Sono veri amici quelli che te lo dicono, non? Forse la domanda é troppo superficiale, e devo indagare più a fondo, per scoprire magari che essa stessa non ha neppur senso.
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